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Di Secondo Bignardi ricordo soprattutto il sorriso. Quel particolare e simpaticissimo “ghigno” che gli appariva sul volto e lo illuminava tutto quando si entusiasmava di qualcosa.
Naturalmente questo qualcosa era sempre un disegno, un film, una storia o qualsiasi cosa che facesse parte del suo mondo, del nostro mondo, quello per cui ha vissuto ed ha sempre dato tutto se stesso: il disegno animato.
E quando dico “dare tutto se stesso”, non lo dico come frase fatta, ma nel senso letterale delle parole, perché Secondo amava talmente il suo lavoro, da preferirlo alle chiacchere, ai congressi, alle tavole rotonde (immancabili anche nel nostro ambiente), in cui i soliti personaggi discutono del sesso degli angeli.
Secondo non era di quel tipo. Secondo era un vero professionista, e se stava eseguendo un lavoro, piccolo o grande che fosse, dava a questo compito tutte le precedenze possibili e lo anteponeva, ne sono certo, non solo ad evasioni distensive, ma anche alle cose primarie che riguardavano la sua vita privata. Un’altra cosa che mi aveva profondamente colpito in Secondo era il lottatore che c’era in lui, praticamente impossibile da arrestare quando era convinto delle sue idee.
Ed aveva la caparbietà, la convinzione e quella simpatia tipica dei modenesi, che spesso gli permetteva di far accettare i suoi punti di vista anche se controversi.
Cercare di fermare Secondo in quei casi era un po’ come voler appoggiare una sedia davanti ad una diga che cede… Ripensando a lui questa è proprio l’immagine che mi torna vivissima alla mente: quella di una persona allegra, entusiasta, disposta a combattere per le proprie idee, grande professionista ed amante del proprio lavoro.
E soprattutto un grande amico, che ancor oggi mi manca per l’energia, la semplicità e la grande onestà che lo ha sempre distinto. Quell’onestà che oggi non si sa più dove stia di casa.
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